Ubicazione


Superfice: 13,54 kmq
Altezza casa comunale: 444 m s.l.m
Altezza minima del comune: 338m s.l.m
Altezza massima del comune: 540m s.l.m
Altezza stazione meteo: 457m s.l.m.
Latitudine: 42°40'58"08 N
Longitudine: 12°6'10"08 E



Descrizione liberamente tratta dal sito www.comune.porano.it.

Porano, situata a 444 metri s.l.m., si trova ai confini con il territorio orvietano e con il Lazio, su un’altura di natura tufacea, in bella posizione panoramica sul Duomo di Orvieto e su altri scorci naturali delle valli del Tevere e del Paglia. Il termine Poranum, come si può dedurre dal suffisso, è di origine latina e deriverebbe dal latino porro, che significa più oltre, quindi avamposto; ma i ritrovamenti delle tombe di Golini e degli Hescana, siti archeologici di notevole rilievo storico, testimoniano la presenza di un importante centro etrusco. Le prime notizie storiche che lo indicano come villa risalgono al XII secolo, il primo documento che lo nomina invece come castrum è della metà del XIV. Per la sua posizione strategica rispetto al controllo del territorio al fine degli interessi delle famiglie orvietane, conobbe, nei secoli successivi, un forte sviluppo urbano e fu spesso teatro di aspri scontri. Fu feudo degli Avveduti, famiglia di origine orvietana che aveva, già nel XIV secolo, vasti possedimenti nel territorio di Porano. Dai primi anni del XV secolo, dopo il passaggio di Ladislao d’Angiò re di Napoli, rimase sotto la giurisdizione di Orvieto insieme alla vicina fortezza di Castel Rubello e, tra il ‘500 e il ‘600, entrò a far parte dello Stato Pontificio.
Porano conserva il tipico aspetto del borgo fortificato: il perimetro è tuttora definito dalla cerchia di mura in parte intatta e dalle abitazioni dislocate lungo il perimetro. Nel centro storico, oltre a un nucleo medievale, si possono notare diversi esempi di edilizia cinquecentesca.

Piazza Carlo Alberto e il Palazzo Comunale
Il nucleo antico si sviluppa al di là dell’arco di accesso oltre cui si apre Piazza Carlo Alberto, la cui area costituiva la corte interna del complesso di edifici che appartenne agli Avveduti. In buona parte della residenza della nobile famiglia ha oggi sede il Palazzo Comunale. Sul portale più antico è posto lo stemma cittadino; e, sull’entrata più recente, il logo di San Bernardino da Siena, veneratissimo compatrono di Porano, che soggiornò nella città in quanto figlio di Nera di Bindo di Raniero degli Avveduti.A lato della rampa d’accesso a questa piazza, che gli abitanti chiamano comunemente “IL Piazzone”, è visibile la moderna statua del Santo, realizzata nel 2001 dal maestro bagnorese Renzo Fioco; e, nell’angolo interno destro, si trova la Cappella di San Bernardino, che venne realizzata trasformando la stanza disadorna dove il Santo alloggiava in occasione delle sue visite. Il Santo fu frate francescano e grande predicatore. Sono noti i suoi veementi sermoni, tenuti dapprima nel senese e poi in tutta Italia, con i quali cercò di sedare discordie e contese. Le sue festività, che sono le più solenni e sentite del paese, ricorrono il 20 maggio. Accanto a San Bernardino Porano celebra, il 3 febbraio, il patrono San Biagio vescovo - rappresentato sull’insegna cittadina - cui è dedicata la chiesa parrocchiale. San Biagio visse nel III secolo e fu vescovo di Sebaste, in Cappadocia, ove fu martirizzato dall’imperatore Licinio. È considerato protettore contro il mal di gola e l’angina, in considerazione di un suo miracolo. Si tramanda, infatti, che salvasse un bambino che stava soffocando per una spina di pesce rimastagli in gola.

La Chiesa di San Biagio
La chiesa parrocchiale, citata nelle Rationes Decimarum del XIII secolo, ha subito trasformazioni nei secoli successivi. All’interno ospita due affreschi trecenteschi di scuola orvietana - San Biagio e L’Annunciazione – una acquasantiera, datata 1680, di Rutilio Laurenzi e, nella sacrestia, una Croce del ‘400. Nella chiesa si trova anche una reliquia di Fra’ Paolo da Porano - lo stemma francescano del suo saio - donata dal convento limitrofo di San Crispino, ove il Venerabile è sepolto. Di lui si sa che era di umile origine e che, accolto nell’ordine dei frati minori cappuccini, ebbe la funzione di “lanino” – ossia di addetto a lavorare la lana – a Tivoli, divenendo in seguito talmente abile da essere scelto quale direttore del lanificio di Orvieto. Al frate sono attribuiti diversi miracoli, tra cui quello della guarigione di un bambino storpio.

Villa Paolina
Particolarmente notevole è il complesso architettonico di Villa Paolina, con i suoi viali e giardini seicenteschi e settecenteschi che ne fanno uno dei parchi storici di maggiore rilevanza regionale per la varietà, lo sviluppo e la vetustà delle specie vegetali presenti e per l’importanza degli impianti paesistici. Villa Paolina, precedentemente denominata Villa Cornaro, appartenne, dal ‘700 all’Unità d’Italia, alla famiglia Gualterio, e nell’ottocento era residenza di Filippo Antonio Gualterio, esponente di primo piano del Risorgimento Italiano, che divenne poi Ministro del Regno d’Italia. Nel 1720 ospitò Giacomo III Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra. Successivamente, nel 1874, fu alienata ai marchesi Viti Mariani, che ne operarono un’ampia ristrutturazione e cambiarono il nome del complesso in Villa Paolina, dal nome della marchesa Viti. L’interno, signorile ed elegante, ha pareti e soffitti affrescati.
La Villa è ora sede dell’Istituto per l’Agroselvicoltura del Consiglio Nazionale delle Ricerche e una zona del parco costituisce parte integrante degli studi sulla selvicoltura. Nell’ambito di essi è stato elaborato un progetto che ha previsto interventi di conservazione e riqualificazione delle specie botaniche presenti e l’apertura del parco al pubblico. La fruizione dell’ampio spazio verde è stata resa più funzionale dalla creazione di una struttura di accoglienza nell’originaria limonaia, che permetterà di organizzare al meglio visite guidate collegate al turismo e all’ecodidattica. Nel parco si svolgono ogni anno importanti manifestazioni, come la prestigiosa Esposizione Internazionale Canina, i rilevanti Concorsi Ippici, che hanno origine nella tradizionale vocazione di Porano per il commercio dei cavalli, la Convention Nazionale Italiana della Giocoleria, che riunisce, per i loro workshop e per laboratori e splendidi spettacoli offerti al pubblico e alla popolazione, i più grandi nomi della giocoleria nazionale e internazionale.

Castel Rubello
Sorto nel ‘200, costituì parte integrante dei possedimenti di Orvieto. Fu teatro di varie lotte: nel XIV secolo tra i Malcorini e i Muffati, nel XV tra Ladislao e la vicina Orvieto, tanto che, per i danni delle guerre sopportate, fu esentato da papa Martino V dal pagamento delle tasse. Appartenne ai Valenti e, dal ‘600, agli Avveduti.
Il complesso fortificato è costituito dall’unione di diversi corpi di fabbrica, su cui si innalzano quattro torri: un gruppo di edifici, che comprende anche un complesso chiesastico, è naturalmente difeso da un bastione roccioso e da un’imponente torre; un secondo nucleo è dato da una grossa costruzione cui si aggiungono una torre ed edifici di dimensioni più modeste, che formano una gradevole corte. Alcuni degli ambienti interni sono stati decorati dal Lombardelli.
Parte integrante del complesso è la Chiesa che, ristrutturata dalla famiglia Avveduti nel XVI secolo, si trova attualmente in cattivo stato di conservazione.

Teatro di Santa Cristina
In posizione periferica – all’entrata del paese dal lato della strada della Badia che conduce verso Orvieto e in prossimità del locale Convento delle Suore Missionarie Francescane di San Bernardino – si trova il Teatro di Santa Cristina. Antica chiesa a un dato punto sconsacrata, sulla quale al momento non è possibile reperire fonti, già teatro in passato secondo la tradizione popolare, è stata recentemente ristrutturata, con il concorso di fondi comunitari europei, per ospitare un piccolo teatro di 150 posti. L’intervento dovrà essere completato con la sistemazione dell’esterno, per permettere all’edificio di entrare, a giusto titolo, in un circuito di piccoli teatri, non infrequenti in Umbria.
Interessante all’interno, nello spazio che costituiva l’abside, un raro e grande affresco del Quattrocento con la Vergine e figure di Santi, attualmente degradato, per il quale è già previsto un progetto di restauro.

Tombe di Golini e degli Hescana
Il territorio di Porano è disseminato di ritrovamenti e siti archeologici d’epoca etrusca. I numerosi ipogei a camera, talvolta raggruppati in zone di maggiore concentrazione, dimostrano come questo luogo fosse stato scelto dall’aristocrazia dell’antica Volsinii del IV-II secolo a.C. per erigere le proprie ville e le sontuose tombe dipinte. Porano rappresentava già allora un ideale centro per il soggiorno estivo e un importante avamposto nel collegamento con l’Etruria marittima.
Di particolare rilevanza sono le tre tombe etrusche dipinte, in località Settecamini, Belvedere e Molinella : Golini I e Golini II, dal nome dello studioso che le scoprì nel 1836; e la Tomba degli Hescana, dal nome gentilizio della famiglia etrusca a cui apparteneva. Queste tombe sono, finora, le uniche dipinte attribuibili all’antico territorio volsiniese. I dipinti della tomba Hescana sono visibili sul posto, mentre i dipinti delle due tombeGolini sono stati staccati e sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Orvieto. L’esame delle scene e dei soggetti ha permesso di approfondire aspetti di vita di questo popolo, in particolare dei riti funebri, dei conviti, delle abitudini e dei ruoli delle classi sociali. Nei sepolcri sono stati inoltre rinvenuti molti oggetti, anch’essi esposti nei musei archeologici di Orvieto: armature, vasi, bronzi, tra cui il bellissimo specchio con la raffigurazione di Leda e Tindareo.
La Golini I, cui si accede da un dromos, è un vano quadrangolare diviso a metà da un tramezzo. Il ciclo pittorico ha per soggetto i riti funebri legati al passaggio del defunto nell’oltretomba. La parete divisoria separa i due momenti successivi della cerimonia: un settore raffigura le diverse fasi della preparazione del banchetto, l’altro il convito e il trasporto del defunto nell’al di là.
La Golini II è un vano quadrangolare con soffitto a doppio spiovente. Lungo le pareti corre una banchina e si trova un sarcofago. Gli affreschi, molto frammentari, raffigurano i riti funebri relativi al passaggio nell’oltretomba. Alla raffigurazione del defunto su una biga corrisponde, simmetricamente, quella di un’altra figura, anch’essa su una biga trainata da cavalli, probabilmente un aruspice. Si notano raffigurazioni di demoni alati, due serpenti sul frontone della camera e una schiera di suonatori che allieta il banchetto.
La Tomba degli Hescana, del IV secolo a.C., è costituita da una camera quadrangolare con tetto spiovente, nella quale si arriva attraverso un lungo dromos. Anche in essa il soggetto affrescato riguarda il viaggio del defunto nell’oltretomba, e i riti e i banchetti che lo accompagnano. Il personaggio principale è rappresentato avvolto in un mantello e su una biga trainata da cavalli bianchi. Alle pareti si rinvengono cortei di giovani e altri personaggi di non facile lettura. Recentemente restaurata è visitabile a richiesta rivolgendosi al custode della sovrintendenza, Sig. Bengasino Perazzini, cell. 3382929520.